QUARTO OGGIARO: UNA STORIA DI LOTTE
Il murales che state osservando vuole ricordare le esperienze
di lotta, di rivendicazioni e di partecipazione dei cittadini ai cambiamenti che
negli anni sono avvenuti in questo quartiere dopo la fine della seconda guerra
mondiale.
Un po' di storia e geografia
Quello che oggi è il quartiere di Quarto Oggiaro nasce negli anni '60 del secolo scorso attorno ad insediamenti molto più antichi che, per non andare troppo in là negli anni, erano parte del Comune di Musocco (zona stazione Certosa ,via Palizzi, via Mambretti, via Aldini) e della frazione di Vialba (via Orsini, villa Scheibler).
La Parrocchia alla quale si faceva riferimento al tempo era quella di Via Aldini (SS.Nazaro e Celso) conosciuta anche come Parrocchia di “Quarto Uglerio” dalla quale si ricavò il nome del nuovo quartiere nato nel territorio circostante e compreso nella fascia tra le ex Ferrovie Nord, oggi Trenord, la Cava Cabassi e le Ferrovie dello Stato con la storica stazione di Musocco, oggi Milano Certosa, operativa sin dal 1858 che la rende la più vecchia stazione delle tratte milanesi e tra le prime in Italia.
Veduta aerea dei quartieri Vialba e Quarto Oggiaro - anni '80 |
Chi e cosa è rappresentato nel murale
Nel murales si ricordano
al centro i due fratelli Padovani che, da giovani partigiani, hanno dato la vita
per la nostra Liberazione. La lotta partigiana è stata un esempio per tutti
coloro che anche dopo hanno voluto cambiare e migliorare la vita nel quartiere.
Fratelli Padovani - L'artista Chiara Loca al lavoro sul murales |
Si ricordano le manifestazioni per la casa, per la salute e i
servizi sociali, per l’ambiente e la salubrità, per il lavoro, per il diritto
allo studio e per la scuola a tempo pieno, per i diritti delle donne e quelli
dei giovani.
Le donne del quartiere simbolicamente rappresentate |
La nostra intenzione è quella di ricostruire in queste pagine che accompagnano il murales la storia delle azioni, dei comitati, delle assemblee, delle manifestazioni che hanno contraddistinto la vita del quartiere, una storia poco raccontata e non sufficientemente documentata.
Le pagine successive saranno pertanto uno spazio da riempire
con immagini, copie di volantini e documenti che ci consentiranno di immaginare
e pensare come proseguire il percorso fin qui fatto per un quartiere sempre più
“vivibile”, sempre più “comunità” positiva.
Invitiamo pertanto i quartoggiaresi e gli abitanti del CAP 20157
a collaborare a questo recupero della memoria inviando file di documenti,
fotografie, ricordi alla redazione di Quartoweb in modo da poterli inserire
nei vari capitoli che stiamo approntando e che saranno visibili anche in fase
di elaborazione, creando così in forma partecipata la storia delle lotte nel
nostro quartiere.
Ringraziamenti
Ringraziamo l’artista Chiara Loca, che ha creato il murales e
che ci ha pazientemente sopportato nella fase di
progettazione dello stesso.
Ringraziamo il sig.
Giuseppe Nardella , l’imprenditore editoriale
che ci ha concesso l’uso del muro di cinta della sua azienda e che ci invita a
“preparare il futuro”.
Capitoli :
Storia dei fratelli Padovani e della Resistenza nel quartiere
La fonte più importante su questo argomento è riportata nel
libretto, sempre in aggiornamento,
“…e se io muoio dapartigiano…” Storie, ricordi e lapidi di partigiani nelle vie del
municipio 8 di Milano a cura di Piero Galbiati
Nel murales abbiamo voluto ricordare i f.lli Padovani morti
giovanissimi a solo due mesi dall’8 Settembre 1943. Abitavano a Vialba e una
lapide li ricorda in via Lessona- angolo via Orsini
La lapide a ricordo |
Giovanni Padovani 1924 -1943 |
Vittorio Padovani (detto Mario) 1925 -1943 |
La battaglia del monte San Martino (nei pressi di Duno Valcuvia) fu uno dei primi episodi, dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943, di resistenza all'occupazione tedesca. Protagonisti e vittime furono un gruppo di soldati, comandati dal Col. Carlo Croce, che non fuggirono né si arresero alle truppe naziste; una cinquantina di loro morirono, i superstiti ripararono in Svizzera.
Da “QUANDO CESSARONO GLI SPARI”
del comandante partigiano Giovanni Pesce
28.aprile1945 ore 14 …sull’Alfa 1500, insieme
a Moscatelli, prendono posto Longo, Secchia, Pesce, Vergani e Maruschka. La
colonna si rimette lentamente in marcia… In p.le Firenze, in prima fila tra la
folla festante, un uomo e una donna in età avanzata, stretti l’una all’altro
quasi per farsi coraggio a vicenda, guardano attentamente tra le file dei
partigiani…ora lui, ora lei ripetono sempre la stessa domanda “Avete conosciuto
i nostri figli? Avete visto i nostri figli?” La donna insiste più dell’uomo: “Si
chiamano Gianni e Vittorio Padovani, sono via da casa da 18 mesi”. “Non li
conosciamo, non li abbiamo visti. In che brigata sono?” … Le file dei
partigiani passano a centinaia davanti agli occhi dei due genitori… centinaia
di volte la stessa domanda e la stessa risposta… Un partigiano che tiene in
spalla un grosso Bren, quando sente quei due nomi, si ferma di colpo, fa un
passo fuori dalla colonna e si ferma davanti alla donna e all’uomo… Il
partigiano con il Bren sulla spalla, non riesce a parlare... è li fermo con il
suo mitragliatore sulla spalla e non parla, sposta lentamente gli occhi
dall’uno all’altra… la donna capisce…la donna si abbandona come vuota e non
stacca lo sguardo dal partigiano. C’è un’attimo di silenzio tra la folla che
acclama gli uomini della Valsesia…”Quando sono morti?” domanda la donna adagio
“Dove sono morti?”. “Sono morti tempo fa, a metà novembre del’1943, sul monte
san Martino, vicino a Varese”. Il partigiano ha parlato lentamente come per
lenire il dolore di quell’ uomo e di quella madre. Ora la donna vuole sapere di
più, vuole conoscere la storia dei suoi figli, la storia della formazione
Cinque Giornate di cui facevano parte, della formazione che per prima, al
comando del colonnello Croce, ha affrontato in una grande battaglia i tedeschi.
Nel libretto “…e se io muoio dapartigiano…” sono riportate le storie di altri partigiani morti durante la Resistenza e che sono ricordati nelle lapidi dislocate nel vecchio quartiere, in parte su edifici più recenti, in via Zoagli, Via Mambretti e Via Triboniano.
Lapide Via Mambretti - Via Ameglio |
Lapide Via Mambretti 5 |
Lapide Via Mambretti 25 |
Lapide Via Zoagli 1 |
Lapide Via Triboniano 9 |
Una particolare citazione va fatta per Renzo Novelli
originario del Mantovano ma residente in quartiere nelle vicinanze della
stazione di Certosa in Via Triboniano. Arrivato nell'aprile del 1944 per ordine
di Giovanni "Visone" Pesce, dopo essersi guadagnato responsabilità prestigio e stima durante i combattimenti in Val D'ossola, gli viene affidato
il compito di organizzare un battaglione di gappisti.
La nostra zona al tempo era presidiata da un battaglione fascista, con sede nella scuola di Via Cittadini, ma per il GAP la zona era considerata strategica per far confluire dentro e fuori dalla città armi, persone, partigiani e soprattutto messaggi. Nella stessa primavera del '44 Novelli guida un manipolo di uomini e porta a termine il sabotaggio della linea ferroviaria di Milano Certosa e la liberazione a Bollate di alcuni detenuti trasportati su mezzi fascisti. Da lì a poco riesce a sbaragliare l'avamposto fascista di Musocco disarmandolo completamente e dando origine al Battaglione Musocco-Vialba della 3* GAP.
Nell’inverno del ’44 Renzo e la Gap
attaccano la Ettore Muti mentre passa da Via Stephenson e si dirige verso
piazzale Santorre di Santarosa, attraversando il casello della stazione di
Certosa. Lo scontro armato tra partigiani e fascisti si risolve con la fuga dei
Repubblichini e l’entusiasmo della brigata che ha colpito uno dei simboli del
RSI e guadagnato la stima degli abitanti del quartiere tra cui Alessandro
Moneta figlio dell'omonimo produttore di pentole di Via Mambretti.
Durante l’insurrezione dell’aprile del ’45
Renzo guidò le sue colonne armate per difendere le fabbriche di Milano occupate
armi in pugno dagli operai.
Novelli viene ucciso alcuni mesi dopo la
Liberazione il giorno 11 agosto 1945 in circostanze molto particolari. Dal
libro di Giovanni Pesce “Il giorno della bomba – Racconti” ed.
Mazzotta sintetizziamo questa ricostruzione del fatto: due carabinieri in
borghese, arrivati a casa sua con un’ambulanza, irrompono in casa mentre
lui sta dormendo in camera. Novelli pensando a una vendetta dei fascisti
riesce a sparare e a sua volta viene colpito. Uno dei carabinieri muore
sul colpo, Novelli e l’altro sono entrambi feriti e portati con quell’ambulanza
in ospedale dove moriranno entrambi il giorno dopo.
La ricostruzione degli avvenimenti fatta
da “Visone”, nel tentativo di dare una spiegazione alla morte di Novelli,
faceva notare come si volesse usare Novelli per arrivare a lui e che dietro
quella decisione c’erano i Servizi Segreti Americani, che a guerra finita,
volevano sbarazzarsi di quei capi partigiani che avevano guadagnato stima
e seguito tra il popolo durante il periodo bellico. Volevano raggiungere Acqui
Terme con uno stratagemma, usando Novelli come trappola, per uccidere
il Comandante “Visone” e far sparire il corpo senza lasciare
sospetti.
Al funerale del ventiduenne Renzo Novelli
partecipò una marea umana composta quasi da20 mila persone che seguirono il
feretro fino alla chiesa di Via Aldini. Novelli fu ricordato dallo stesso
“Visone “come “uno dei più coraggiosi e determinati combattenti per
la Libertà “che diede del filo da torcere alle SS e alla Ettore Mutti per
le strade del nostro quartiere.
Cerimonia funebre di Renzo Novelli in Via Aldini |
In quartiere è inoltre dedicata al primo Sindaco di
Milano dopo la Liberazione, Antonio Greppi, una scuola professionale,
attualmente gestita dal CAPAC.
Nel quartiere hanno vissuto dopo la Liberazione
diversi partigiani che hanno dato il loro contributo alle lotte per la
democrazia e il benessere della comunità locale. Tra quelli che ci hanno
lasciato ricordiamo nel libretto citato Carla Del Rosso alla quale è dedicata
la sezione ANPI di Quarto Oggiaro e Giulio Furlai.
Recentemente ci ha lasciato anche Lena D’Ambrosio,
Partigiana appartenente con la sorella Wally ai Gruppi di Difesa della Donna e
che ha portato moltissime testimonianze e contributi nelle scuole. Una sua biografia si trova su
un volumetto realizzato nel 2018-19 dalla IV C della primaria Gherardini dove
si una importante e significativa attività che ha avuto il riconoscimento di
“Alfiere della Repubblica” dal Presidente Mattarella nel 2020.
Al link Due partigiani: Alfa e Lena la Classe IV C e le Insegnanti Carmen Migliorini e Silvia Di Paola della scuola primaria Gherardini raccontano la loro esperienza dell'incontro con Alfa.
Refuso da correggere su Francesca Boldrini.
RispondiEliminahttps://www.anobii.com/it/books/se-non-ci-ammazza-i-crucchi-ne-avrem-da-raccontar/010e660df7d5248d07 cosa dovrebbero modificare che la foto è tratta dalla copertina del libro? anonimo per anonimo.
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