Milano, 1 aprile 2019 - «Tanti clienti mi hanno rivelato che per loro è un po’ come rimanere orfani. Per me resteranno sempre i bambini di un tempo, che venivano a prendere il gelato. Anche se qualcuno nel frattempo è diventato nonno». Rosantonia Sironi, 70 anni, ha chiuso per sempre i battenti del suo storico bar-gelateria “Al Vivaio” di via Lessona 48, a Quarto Oggiaro, domenica pomeriggio, con una grande festa d’addio che ha richiamato oltre 200 persone.
«Siamo state travolte da abbracci, parole e messaggi. Una valanga che ancora ci fa commuovere, tanti ci considerano una seconda famiglia», continua la figlia Laura Mattiuzzi, 47 anni, che è il suo braccio destro. Con la loro bottega si chiude un pezzo di storia del quartiere. Una storia tutta al femminile. «Nel 1922, quasi cent’anni fa – racconta Laura – la mia bisnonna Rosa Sala rilevò la posteria che si trovava nelle case di corte di via Orsini, dove oggi c’è la scuola media. Dopo la demolizione del fabbricato, nel 1963 il bar tabacchi approdò in via Lessona (e la salumeria in via De Roberto, mentre la trattoria non risorse), e a tenere le redini subentrò la nonna Emilia Villa». Nel 1972 il passaggio di testimone a Rosantonia che coincise con una «rivoluzione»: l’aggiunta della gelateria, grazie all’arrivo di suo marito Anacleto, originario dell’alta provincia di Belluno e appartenente a una famiglia di gelatai da quattro generazioni. Per tutti, il bar divenne «Da Cleto», come veniva soprannominato il gelataio.
Fino a domenica gli abitanti del quartiere dicevano «Andiamo da Cleto», nonostante Anacleto sia scomparso da 26 anni. Ma la ricetta dei suoi gelati si è rinnovata grazie alla moglie e alla figlia, che hanno continuato a produrli dopo aver imparato da lui i segreti. «Due anni fa - spiega Laura - ho sperimentato il gelato al gusto Spritz. Ha avuto successo. Ma i gusti preferiti a Quarto Oggiaro restano quelli classici: nocciola, pistacchio e liquirizia». Lo dice con orgoglio, lei che a un bancone con mille gusti ha sempre preferito i «pochi ma buoni, semplici». Una filosofia che non vale solo per i gelati: «Questo negozio lo abbiamo sempre voluto semplice e pulito – sottolinea Rosantonia –. E per pulito non intendo solo senza polvere: chi entrava qui doveva essere rispettoso, non rovinare il clima di armonia che abbiamo costruito. I “balordi” lo sapevano e non ci davano fastidio. Adesso è un piacere enorme sapere che abbiamo lasciato un buon ricordo».
Ora che farà? «Proverò a riposarmi». A fare una vita più tranquilla, considerando che ha la dialisi da affrontare tre volte a settimana. Ma vorrebbe anche chiacchierare con qualcuno «che parli il dialetto milanese. Purtroppo non c’è più nessuno...», Mentre la figlia Laura ha già trovato lavoro al banco gastronomia di un supermercato. «Non è un controsenso, non dimentico la vita in bottega, anzi: nella grande distribuzione si può ricreare il microcosmo di relazioni e affetti al quale sono abituata. Sento sempre quel calore, verso colleghi e clienti».
Articolo di di MARIANNA VAZZANA del IL GIORNO: Per leggere clicca qui.
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